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Recensione del Prof. Andrea Maia
Il riscatto dell’inconscio è il quarto libro di una scrittrice che con esso conferma la propria originale figura di intellettuale colta e che possiede e utilizza una prosa chiara, fluida ed efficace ed insieme soggettiva ed evocatrice, caratterizzata da eleganza e musicalità, da una sicurezza, che la pone sulla linea dei prosatori “classici” del nostro Novecento. Ma, rispetto ai romanzi precedenti, c’è un aspetto che d distingue e caratterizza questo libro, e che è indicato con grande chiarezza fin dal titolo Il riscatto dell’inconscio: la storia centrale di Lorenzo e di Sonia, la protagonista che si innamora del critico d’arte, il quale ricambia il suo sentimento, è narrata attraverso il filtro della psicoanalisi freudiana ed in particolare alla interpretazione del sogno come emergere dell’inconscio.
Non a caso all’interno della narrazione sono messi in risalto – con l’uso del corsivo – otto significative sezioni (dapprima esili poi sempre più corpose) che hanno come titolo “Dal taccuino onirico di Sonia”, e che sono dedicate, con leggerezza e sensibilità specificatamente “oniriche”, alla rievocazione dei sogni della protagonista: le prime contengono visioni di architetture (portici ed archi), altre alludono ed esperienze vissute. Come lettore, mi hanno affascinato in particolare la sesta (con la visione e la presenza della pantera, che poi si trasforma in un innocuo gattino) e la settima (con l’ambigua – tra paura e interesse – presenza nel cratere di Vulcano, poi la speranzosa uscita da esso, aiutata da… un cavaliere armato dipinto da Carpaccio). E qui torniamo agli interessi specifici della scrittrice, appassionata di arte, che ci accompagna anche in questo suo libro, in percorsi significativi in quest’ambito: da Parigi, visitata con il primo fidanzato, Cesare, con percorso sulla Senna, e comicamente segnata nel ricordo da un eccessivo uso di liquore; ad una inaspettata e insolita Torino “rinascimentale”, con la sorpresa “toscana” del suo Duomo, gioiello quattrocentesco che risalta in un contesto barocco e che ospita la copia più fedele del Cenacolo leonardesco; al villaggio ligure di Vendone, col suo straordinario parco delle sculture; al ben conservato Borgo del concorso…
Per me si è trattato di una lettura affascinante e coinvolgente, appassionante e culturalmente assai utile, in quanto mi ha rievocato la ricchezza, la varietà, la eccellenza del patrimonio artistico del nostro paese, un mondo complesso entro il quale Rita Bignante si muove e ci fa da guida con straordinaria competenza e fine sensibilità, con un persuasivo stimolo a guardarci attorno con attenzione, scoprendo ovunque intorno a noi la bellezza che ereditiamo dai nostri antenati e che è diffusa ovunque in questo straordinario Paese, che forse non ci meritiamo. Quello di Bignante è un romanzo in cui narrazione e descrizione si accordano armoniosamente tra loro, in cui i personaggi appaiono credibili, i dialoghi vivaci, le visioni ambientali ed artistiche delineate con grande competenza, la definizione dei personaggi risulta coerente ed efficace.
Consiglio a tutti di accostarsi alla lettura di questo libro, con la certezza che alla fine di essa vi sentirete non solo soddisfatti per aver percorso belle pagine, ma consapevoli di esservi arricchiti interiormente, e di conoscere meglio questa nostra terra, ma anche voi stessi ed il vostro mondo interiore.